Un paziente ogni tre minuti, il pronto soccorso scoppia

Un paziente ogni tre minuti, il pronto soccorso scoppia

Un paziente ogni tre minuti, il pronto soccorso scoppia

Un paziente in arrivo ogni tre minuti, in pronto soccorso al San Matteo di Pavia, e il picco influenzale non è ancora arrivato: è atteso a fine gennaio in provincia, secondo la rete Influnet e i medici di famiglia. «Eppure questi carichi vanno avanti così da quasi un mese – dice Stefano Signoretti, rappresentante Uil e infermiere in pronto soccorso al San Matteo di Pavia – Abbiamo circa 230 accessi al giorno, nelle 7 ore del pomeriggio abbiamo punte di 150 persone. E da quando siamo arrivati al Dea, più di un anno fa, siamo in affanno: pochi infermieri per gestire questa mole di lavoro». C’è malumore, c’è stanchezza in corsia.

«A novembre 2013 prima di entrare nel Dea – riprende Signoretti – un gruppo di infermieri del Pronto soccorso aveva realizzato il nuovo protocollo del triage per adeguarci ai nuovi locali pensati per intensità di cura. Il numero minimo di infermieri al triage, ovvero all’accettazione, era 3 per turno: è più di un anno che sono in due. Un paziente ogni tre minuti: e di ciascuno è fondamentale individuare le priorità. Essere pochi, significa rischiare di più». Perché c’è meno tempo per fare tutto: «Prendere i dati anagrafici, capire il problema, raccogliere i parametri vitali e assegnare il codice di priorità alla sala visita, il punto più critico perché su quello si basa l’assistenza», spiega un infermiere.

Attualmente sono in servizio 43 infermieri e 23 operatori socio sanitari. Il personale minimo individuato prima del trasferimento al Dea, in virtù della nuova disposizione delle stanze e del passaggio a un’organizzazione per intensità di cura, era di due infermieri dedicati ai codici verdi, due per l’ambulatorio trauma, due per i 5 posti letto per acuti, sotto monitoraggio, dedicati ai codici gialli, due persone nell’osservazione breve temporanea (9 posti letto monitorizzati) e almeno un infermiere dedicato ai codici rossi. «Si arriverebbe a 12 infermieri per turno – spiega Signoretti – Oggi siamo in 7. Non chiediamo di arrivare a 12, sappiamo che la Regione non autorizza nuove assunzioni, ne basterebbero 2 in più per turno. Ma così non ce la facciamo più: stiamo affrontando un lavoro doppio, col sovraccarico crescono i rischi. E noi siamo professionisti che rispondono per sé e i pazienti. Se non si possono risolvere le carenze, la direzione sanitaria valuti quali servizi chiudere per liberare risorse, invece di pensare di aprire nuovi servizi».

«Mancano almeno 10 infermieri e 6 operatori per garantire i minimi assistenziali in pronto soccorso – spiega Marco Grignani, Uil – per turno dovrebbero essere almeno 10 infermieri e 5 Oss al mattino e al pomeriggio e 8 infermieri e 4 Oss di notte. La situazione è ingestibile, qui come in tantissime unità operative». Denuncia carenze diffuse di personale anche la Fials. .«Il sovraccarico di lavoro in pronto soccorso è innegabile, così come negli altri posti – conferma Domenico Mogavino, Cisl – Colpa del blocco del turnover e delle carenze di personale ormai strutturali». «La situazione è preoccupante – conferma Gilberto Creston, Cgil – perché l’organico è insufficiente rispetto alle caratteristiche del pronto soccorso e all’utenza crescente. Manca un investimento preciso rispetto a una struttura di fondamentale importanza per tutta la provincia».

Come affrontare le richieste sempre più pressanti dei cittadini, che sempre più spesso cercano assistenza in pronto soccorso, non trovandola sul territorio? Il San Matteo non commenta.

Fonte: http://laprovinciapavese.gelocal.it - 16 gennaio 2015

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